
Già il nome, frutto del drago, è un richiamo all’Oriente. Questa pianta esotica e particolare può essere la scelta giusta per dare al proprio giardino o al proprio spazio esterno un sapore tropicale che poche altre specie vegetali sono in grado di dare! Un tocco glamour in più, infatti, non guasta mai!
La botanica del frutto del drago
Dal punto di vista scientifico il frutto del drago è noto come Hylocereus spp. e appartiene alla famiglia delle Cactaceae. Si tratta, quindi, di una pianta succulenta caratterizzata da fusti dalla sezione triangolare e dal bordo costellato di spine. Si tratta di una specie epifita, ovvero che utilizza altre specie vegetali arboree come supporto di crescita.

Per poter sopravvivere in tali condizioni, la pianta ha sviluppano delle radici aeree, in grado di assorbire umidità e altre molecole utili per il proprio metabolismo dall’aria. I suoi fiori sono di grandi dimensioni e dai petali candidi o giallastri, a seconda della varietà. Il loro intenso profumo è inconfondibile.
Il frutto, consumato comunemente in Oriente, come, ad esempio in Cina, sta iniziando ad essere conosciuto anche in Occidente, grazie al processo di globalizzazione che è iniziato ormai da diversi anni. Si presenta di colore rosato acceso esternamente e con una polpa biancastra in cui sono immersi dei piccoli semi di colore nero.
Il ciclo vitale
Più che in altri casi, la conoscenza del ciclo vitale del frutto del drago è importante per poter effettuare gli interventi colturali necessari per favorire una crescita e uno sviluppo rigoglioso della pianta, promuovendone la fioritura. Nel caso in cui si decida di operare la semina, la germinazione si verifica di solito in circa un mese.

La chiave per favorire la semina è il mantenimento del terreno umido ma ben drenato. Al momento della nascita del germoglio, inizia la fase di crescita vegetativa caratterizzata da una rapida crescita dei fusti e delle radici aeree. Per poter assistere alla prima fioritura è in genere necessario pazientare un bel po’!
Infatti, solo dopo un paio d’anno iniziano di solito a comparire i primi fiori. A seguito dell’impollinazione, favorita dagli insetti impollinatori che sono attratti dall’intenso profumo dei fiori, si assiste alla fruttificazione nell’arco di circa un mese e mezzo. La raccolta del frutto si effettua a maturazione.
Perché coltivare il frutto del drago?
Data la particolarità e l’origine lontana della pianta potrebbe all’apparenza sembrare difficile poterla coltivare al meglio. In realtà, decidere di prendersi cura della pianta del frutto del drago e iniziare a coltivarne un esemplare, potrebbe offrirti alcuni interessanti vantaggi. Un esempio? Gustosi frutti tropicali, freschi e a km zero!

Andando oltre al fattore “golosità”, la pianta coltivata potrebbe rappresentare un tocco esotico al proprio spazio esterno, con fioriture spettacolari che tu e i tuoi ospiti non potrete non notare! Inoltre, a differenza di quello che si possa pensare, la pianta si adatta bene a varie condizioni climatiche e non necessita di complessi interventi colturali.
La grande adattabilità e la resistenza di questa specie, inoltre, potrebbe rappresentare un modo per ridurre il consumo di pesticidi e altri prodotti chimici, aiutando l’ambiente e riducendo l’impatto che, in alcuni casi, la coltivazione delle specie vegetali richiede per poter garantire loro la sopravvivenza e il corretto sviluppo.
Come si coltiva il frutto del drago?
Il punto di partenza quando si intende coltivare una pianta è il rispetto (per quanto possibile) delle condizioni ambientali che promuovono il suo pieno e sano sviluppo. In questo caso, avendo origine tropicale, la pianta predilige climi caldi e umidi, con temperature comprese tra i 20 e i 35 gradi centigradi.

Attenzione, quindi, al gelo, che potrebbe farla soffrire! Il substrato terricolo ideale è rappresentato da suoli sciolti e sabbiosi oppure appena argillosi, ricchi di sostanza organica. La metodologia più rapida e indicata per avere fruttificazione in un paio d’anni è l’impianto di talee, anche se la semina potrebbe rappresentare una alternativa altrettanto valida, seppur più lenta.
Le talee, in particolare, andrebbero interrate in superficie, massimo a 5 cm di profondità, sia in vaso che in giardino. L’irrigazione regolare è necessaria, nonostante si tratti di una pianta succulenta. Inoltre, potrebbero essere necessari dei supporti per i fusti che potrebbero, una volta raggiunta una certa lunghezza, tendere a ripiegarsi su sé stessi.